Aveva la mia età, ventotto anni. Era un europeista ed un appassionato di politica come lo sono io. Si trovava a Strasburgo per raccontare i lavori del Parlamento.
Oggi non c’è più per colpa di un folle che aveva deciso di abbracciare la causa islamista. Per colpa di una guerra culturale che abbiamo perso prima di cominciarla.
Non c’è un coordinamento, non ci sono strateghi che indicano quando e come compiere gli attentati, non nella maggior parte dei casi. Quasi sempre sono schegge impazzite che, quando ritengono sia arrivato il momento giusto, agiscono in nome di una religione e di una cultura da noi lontana anni luce.
È giusto, ora, per l’ennesima volta, porsi delle domande. Capire se davvero è possibile l’integrazione tra due realtà così lontane tra loro.
Non basta tenerli sotto controllo perché se fosse bastato non sarebbero morte tutte queste persone e non sarebbe morto nemmeno lui.
Addio Antonio.